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zonzo badia dulzago

BELLINZAGO -04-12-2025 -- Piccola, immersa nel verde, tranquilla: è la Badia di Dulzago a quattro chilometri a sud-ovest di Bellinzago.


Un minuscolo borgo, nel quale vive poco più di una decina di persone, nella vallata del Terdoppio e vicina alle risaie novaresi. Acque, fontanili l'arricchiscono e forse proprio da ciò deriva il nome Dulzago, dal latino ' dulcis acquae".


All'inizio dell XII secolo la Badia fu fondata dai canonici regolari come luogo religioso, divenendo nel tempo un punto di riferimento per gli abitanti.
Con l'arrivo degli Sforza, Abate commendatario divenne tale Leonardo Sforza che trasformò il luogo, da puramente religioso in un importante centro agricolo. Monaci e contadini trasformarono il sito, bonificando i campi, rendendoli fertili terreni. 
La comunità ebbe così modo di crescere e di organizzarsi in maniera funzionale: c'erano i contadini con le famiglie, l'abate con relativa residenza, altri monaci e, fuori dall'abitato il cimitero.
Nel Settecento fu introdotto l'allevamento del bestiame  e furono costruiti nuovi edifici, in quanto il borgo era diventato una fiorente azienda agricola, ma c'erano anche il fabbro, i famigli, i braccianti, il falegname e il fabbro. 
Diventò una comunità autosufficiente in grado di preparare anche il pano, in quanto c'era un forno. Anche l'istruzione ebbe un ruolo importante perché c'era anche una scuola.
Napoleone spazzò via i prelati e proprietario del complesso divenne una ricca famiglia francese, quella dei Reyner.
Nel 1845 subentrò il conte Vitaliano VIII Borromeo e, purtroppo da lì in poi l'azienda fu venduta in lotti per poi essere suddivisa dalla Società Agricola Conturbia. 
Ci sono due chiese, quella di San Giulio prete, dedicata a san Giulio d'Orta del XII secolo, mentre il campanile è del secolo successivo. L'abside è la parte tuttora meglio conservata. 
C'è poi la Chiesa di San Giuseppe  costruita tra il 1713 e il 1744, in aperta campagna. Da tempo ormai è sconsacrata e anche il cimitero è in stato di abbandono.


Nell'ultima domenica di gennaio il piccolo borgo si anima perché ricorre la festa patronale con la Fagiolata di San Giulio, preparata secondo l'antica tradizione. E' una sorta di gemellaggio con l'Isola di San Giulio nella quale si recano in pellegrinaggio alcuni abitanti del piccolo borgo.
La Fagiolata, per comodità, è ormai sempre celebrata l'ultima domenica di gennaio. 
La pace, dicevamo, regna sovrana. Se, sullo sfondo si vede a Cupola di San Gaudenzio e parti della città di Novara, alla Badia il tempo sembra essersi fermato.


C'è una piccola cassetta, all'interno delle quali ci sono sempre uova fresche; si possono acquistare direttamente lasciando i soldi in un'altra cassetta. 
Fogli di giornale consentono al viandante di avvolgere, alla vecchia maniera, le uova. 
Un legame col tempo che fu, ma che alla Badia fa parte della quotidianità.
 
Manuela Peroni Assandri